Entro il 2050 l’Italia sarà interessata da cantieri di riqualificazione di spazi dismessi che realizzeranno circa 2.300 miliardi di fatturato. I risultati del primo Rapporto sulla rigenerazione urbana nel nostro paese
Il futuro del mercato immobiliare italiano passa attraverso la rigenerazione urbana: interventi di recupero di aree dismesse che restituiscono valore al tessuto delle città. La tendenza – che recenti statistiche confermano in netta crescita anche nel nostro paese – è sostenuta dal tema della sostenibilità e dalla salvaguardia dell’ambiente, che si realizza nella riduzione del consumo di suolo e nella riqualificazione degli spazi in chiave green.
Rigenerazione urbana: i dati della prima indagine nazionale
È stato recentemente presentato il primo Rapporto sulla rigenerazione urbana realizzato da Scenari immobiliari con Urban Up e Unipol. Secondo l’indagine, entro il 2050 la rigenerazione urbana realizzerà in Italia un fatturato industriale di 2.300 miliardi di euro, con una ricaduta solo sul mercato immobiliare di 700 miliardi di euro. I cantieri interesseranno 920 kmq di territorio per un totale di 350 milioni di metri quadri di superfici immobiliari realizzabili, che si concentreranno prevalentemente in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Milano, Torino, Roma e Bologna i poli più attrattivi.
Solo negli ultimi dieci anni, stando alle cifre raccolte da Scenari Immobiliari, nel nostro paese sono stati rigenerati 312 kmq di territorio, per un valore aggiunto di 160 miliardi di euro: solo le città di Roma e Milano ne hanno ricevuto una quota pari a 25 miliardi.
La rigenerazione urbana come guida per il futuro delle città
La rigenerazione urbana comporta la trasformazione di grandi complessi dismessi, di tipo industriale, commerciale, vecchi spazi per il terziario ormai inutilizzati o ancora aree pubbliche come quelle degli scali ferroviari in disuso.
Questi spazi, spesso collocati in luoghi strategici, vengono restituiti alla città attraverso piani progettuali attenti all’impatto energetico, ma anche agli aspetti sociali, al dialogo tra pubblico e provato. In questo modo, luoghi simbolo del passato, ma ormai segnati da degrado, tornano a vivere e a creare valore.
Durante l’audizione in presso la Commissione Ambiente del Senato, lo scorso ottobre, ANCE ha ricordato che la rigenerazione urbana deve essere la guida per la progettazione del futuro delle città, e si lega a numerosi temi come la qualità della vita, l’efficientamento energetico, l’innovazione, il miglioramento sismico, la socialità per citarne solo alcune.
I fattori che sostengono la crescita dei cantieri di rigenerazione urbana
Tra le principali spinte che rendono il mercato immobiliare attento alla riduzione di consumo di suolo e alla progettazione green ci sono le recenti direttive europee, che stimolano un ripensamento degli spazi pubblici e privati e nuovi modelli di sviluppo urbanistico, ma anche gli obiettivi internazionali estrinsecati nell’Agenda 2030 tra cui quelli che riguardano:
- Imprese, innovazione e infrastrutture
- Città e comunità sostenibili
- Lotta contro il cambiamento climatico
- Vita sulla Terra
La media europea di suolo consumato da opere di cementificazione è del 4,2%, ma in Italia il dato è più preoccupante e tocca il 7,1%, portandoci al quinto posto nella classifica dei paesi europei. In Lombardia, Veneto e Campania supera addirittura il 10%. La progettazione di interventi immobiliari a ridotto consumo di suolo è dunque ormai un’urgenza, oltre che una richiesta del mercato.
BELL Group ha nella sua mission proprio l’attenzione alla sostenibilità e alla valorizzazione del patrimonio urbano attraverso la sua riqualificazione. Negli ultimi anni, questi valori si sono concretizzati in interventi di rigenerazione urbana come il progetto Cascina Gerola (grazie al quale viene recuperato un antico complesso rurale a sud di Milano) o il nuovo polo logistico del freddo a Trieste, che trasforma un’area dismessa in chiave strategica, all’interno del più ampio piano di sviluppo di un nuovo polo intermodale.